Osteopatia e sport: il professionismo è cura di sé

Cosa può fare l’osteopatia per uno sportivo professionista? Abbiamo fatto questa domanda a Chiara Perfetti, ex-giocatrice di Serie A nella pallacanestro femminile e allenatrice del settore giovanile dell’ A. S. D. Talea Basket. In questa intervista, Chiara ci ha parlato della sua carriera, di come lo sport a livello professionistico possa avere ripercussioni negative sul benessere fisico e del ruolo cruciale dell’osteopatia nel restituire equilibrio al corpo.

Domanda: come si è evoluta la tua carriera da professionista?

Risposta: Ho iniziato la mia carriera proprio qui ad Ostia, nel vivaio giovanile delle Stelle Marine. Intorno ai 14-15 anni ho esordito in Serie A2, sempre a Roma, ma il vero professionismo è iniziato intorno all’età di 17 anni (nel 1996), quando mi sono trasferita nelle Marche proprio per giocare a pallacanestro.

Da quel momento fino a circa il 2013 ho militato in tantissime squadre di Serie A2 e Serie A, togliendomi tante soddisfazioni. Poi nel 2013 son tornata a Ostia per finire la carriera dove l’avevo iniziata, proprio alle Stelle Marine. Ora alleno, sempre nella stessa palestra - sono rimasta nell’ambiente!

Domanda: come è cambiata la consapevolezza del tuo corpo in tutti questi anni da professionista?

Risposta: Nel corso degli anni ho imparato a riconoscere in modo più esatto i segnali del mio corpo - con l’esperienza si imparano a distinguere le distorsioni serie da quelle più lievi, gli stiramenti dalle contratture e così via… Nessun atleta vorrebbe mai infortunarsi, ma gli infortuni ci aiutano anche a conoscere meglio il nostro corpo.

In tanti anni di carriera, son passata attraverso infortuni abbastanza seri (nel 2002 ho subito la rottura di entrambi i legamenti crociati anteriori) e rientrare in campo ogni volta non è stato per nulla semplice. Poi, dal 2006, soffro anche del morbo di Haglund che mi causa parecchi fastidi al piede destro.

Ho giocato per moltissimi anni sul dolore, rischiando a volte anche di peggiorare la situazione. Terapia e riabilitazione hanno avuto un ruolo fondamentale nel riuscire ogni partita a dare il meglio. Le terapie più innovative degli ultimi anni, in particolare, possono velocizzare moltissimo i tempi di recupero. Alla base di tutto, però, c’è tanta forza di volontà e la consapevolezza che per un atleta il proprio corpo è un tempio che va trattato con rispetto - con il passare del tempo ho imparato a leggerne ed interpretarne i segnali e agire di conseguenza per evitare gli infortuni più fastidiosi.

Domanda: quando ti sei approcciata all’osteopatia per la prima volta? E cosa è cambiato per te?

Risposta: il mio primo approccio con l’osteopatia risale a molti anni fa. Avevo un dolore all’anca che non mi dava tregua e che riuscivo a risolvere - con solo un paio di sedute osteopatiche ho risolto completamente il problema! Da quel momento ho iniziato a considerare l’osteopatia come uno strumento essenziale per la salvaguardia del mio benessere da atleta e da persona.

Le mie esperienze con l’osteopatia son sempre state molto positive e il mio interesse per questa disciplina.è cresciuto nel corso degli anni. In particolare, direi che l’osteopatia mi ha insegnato che spesso è necessario trattare tutto il corpo e non solo la parte dolente per raggiungere uno status di benessere fisico duraturo. E tutti abbiamo bisogno di un osteopata, atleti e non! Proprio ultimamente mi sono sottoposta alle cure di Valentina di Vivi Osteopatia per trattare alcuni disturbi dovuti al ciclo mestruale - Valentina è riuscita a ridurre molto il mio malessere, e io mi sento una persona nuova! (Grazie Valentina, e grazie Vivi Osteopatia.)

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